Un camioncino di un ristorante della zona è a centro del paese. Vende pizza, panini e altro così come fa una volta alla settimana. Un gruppetto di persone passeggia per la piazza che ruota intorno alla Chiesa Madre di San Luca Abate. Non solo persone anziane, come potrebbe essere nell’immaginario collettivo di tutti noi, ma tanti giovani e soprattutto adolescenti.
È una sera in cui Caronte ha lasciato spazio alla frescura. Sono i giorni in cui si riaprono quelle case vuote per tanti mesi. Parenti, figli, nipoti stanno per arrivare. Non sia mai che non sia tutto ordinato per farli sentire sempre accolti, amati e desiderati. Sono i figli di quella terra che si è spopolata negli anni 70 e 80. Il cuore, però, è sempre qui, ad Armento. In questo caso potrebbe essere qualunque altro borgo della nostra regione. D’altronde il distacco non ha confini e non ha regole. Non ha Sud o Nord.
Intanto arrivo nella sede dell’associazione “Armentando – Bici&Scarponi”. Quattordici fondatori e circa 90 iscritti. È la vecchia sede di un partito. Oggi a riaprire questo luogo è un’associazione che, di politica, non ha nulla.
Ad aspettarmi, Donatella, Giuseppe, Luca, Enzo, Michele, che hanno dato vita a questo luogo di incontro, di progettazione e di associazionismo. Un luogo in cui si programmano iniziative e momenti di socializzazione per tutti e per ogni momento dell’anno.
Un’idea che nasce a novembre del 2021 e trova realizzazione a maggio 2022, grazie ad un gruppo di persone ha deciso di vivere in questo paesino o di farci ritorno. La narrazione che ne fanno di questa scelta è diversa e va di pari passo con la propria esperienza di vita, di famiglia, di opportunità e di momento storico. Un unico punto di incontro: l’amore per Armento e la determinazione a non rassegnarsi.
Se è vero che la storia e le tradizioni sono importanti è altrettanto vero non vivere nei ricordi e in un tempo passato ma fare di questa storia e di queste tradizioni un motivo di scoperta, di innovazione per attrarre più persone, per catturare i giovani in modo diverso, per far sentire chi arriva ad Armento parte viva di un mondo che va avanti. Basta vedere in rete ciò che questa associazione ha organizzato in questi anni per capire il senso della loro idea.
Mentre vado via vedo una famiglia di stranieri. Chiedo e mi raccontano che si tratta di una famiglia irlandese, arrivata ad Armento dopo aver sentito il racconto di un ragazzo di qui che si è trasferito a vivere in Irlanda. Li vedo felici, davanti al bar che interagiscono con le persone del posto. I loro bambini giocano con tutti. Hanno imparato anche qualche parola di dialetto. Erano venuti qui per poco tempo. Hanno deciso di fermarsi più del previsto. Che sia questo un piccolo segnale di dissenso al destino dei nostri piccoli paesi che sembra già tracciato?
Domenico Ciancio